Aveva approfittato dell’alluvione del maggio 2023, per pubblicare attraverso il ‘Fondo Nazionale per lo Sviluppo Economico’, un bando per sostenere opere di ricostruzione con somme da versare su due conti correnti, uno intestato all’agenzia e un secondo in Irlanda e riconducibile a lui. Non solo: aderendo al bando sarebbe stato possibile maturare un credito d’imposta per importi notevolmente superiori. Alcune imprese nazionali avevano aderito, per un valore nominale dei crediti acquistati superiore a 1,5 milioni di euro. Il ‘sistema’ ideato, però, rappresentava una maxi frode fiscale, ‘diretta’ – secondo le accuse – da un imprenditore Mirandolese, poi finito in carcere.
L’inchiesta, che vede indagate in tutto 32 persone e coinvolte 18 società, avrebbe messo in luce come l’imprenditore si avvalesse di prestanome per le numerose società schermo create, nonché di professionisti compiacenti per la compravendita di crediti d’imposta inesistenti, generate con artifizi contabili e illecita attività di somministrazione di manodopera.
La frode scoperta, in parte realizzata mentre l’imprenditore era agli arresti domiciliari, in quanto imputato in altro procedimento penale sempre per reati tributari, avrebbe potuto avere gravissime conseguenze economiche. Infatti, erano stati creati a livello “cartolare” oltre 600 milioni di euro di crediti d’imposta inesistenti da cedere a terzi, che, procedendo alla compensazione, avrebbero comportato un mancato incasso di pari importo per l’erario. Le fiamme gialle, nel corso degli accertamenti hanno scoperto come gli indagati avessero già stipulato contratti con circa 40 imprese in tutta Italia per la cessione, a un costo pari alla metà del loro valore nominale, di parte dei crediti fittizi.
Una modalità di commercializzazione illecita dei crediti in parola interessava anche l’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile – Regione Emilia Romagna, all’insaputa di quest’ultima che, appena avuto il sospetto di possibili irregolarità, aveva fatto partire una segnalazione. I finanzieri hanno poi sottoposto a sequestro disponibilità finanziarie per oltre 2 milioni di euro, che si aggiungono a un precedente sequestro preventivo di beni mobili e immobili per circa 3 milioni di euro. Nel febbraio dello stesso anno il noto imprenditore della bassa era stato rinviato a giudizio dopo che, già nell’agosto precedente era finito in carcere poichè accusato di indebite compensazioni, dichiarazione fraudolenta, omesso versamento Iva, autoriciclaggio, falso in bilancio e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.
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