Il GCAP, acronimo di Global Combat Air Programme, è il progetto trinazionale che coinvolge Italia, Regno Unito e Giappone per un cacciabombardiere di sesta generazione. Si tratta di un velivolo completamente diverso, concettualmente, dai suoi predecessori in quanto seguirà l’architettura “sistema di sistemi”, vale a dire avrà la capacità di operare e coordinare altri sistemi presenti sul campo di battaglia, interfacciandosi in tempo reale: dagli assetti ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance) sino ai droni, passando per i veicoli sul campo di battaglia, gli assetti spaziali e le unità navali. Un velivolo rivoluzionario che, se le potenze elettriche installate saranno sufficienti, avrà anche la possibilità di essere dotato di armi a energia diretta integrate.
La decisione di intraprendere la costruzione di una macchina simile in Europa, concorrente allo SCAF (Système de Combat Aérien du Futur) franco-tedesco-spagnolo, pone delle sfide politico/industriali non indifferenti con investimenti ingenti di capitale, ma si prevede che si avranno benefici per tutta la filiera dell’industria ad alta tecnologia dei Paesi partecipanti, oltre ad avere degli evidenti vantaggi politici trattandosi di una macchina su cui Italia, Regno Unito e Giappone avranno la piena sovranità, intendendo il totale accesso e controllo di tutte le risorse tecnologiche necessarie per il suo sviluppo, produzione e mantenimento in linea.
Recentemente lo IAI (Istituto per gli Affari Internazionali) ha pubblicato un lungo rapporto sul GCAP, e vale la pena soffermarci proprio sul profilo industriale sotteso nel programma per avere contezza di come esso sia fondamentale per tutta la filiera industriale nazionale.
I ritorni industriali
L’impegno dell’Italia per il GCAP è notevole e coinvolge i settori governativo, militare e privato. Il Governo Meloni sta investendo molto nel programma, rivelandone l’importanza per il Paese nel suo complesso: la nostra partecipazione, dopo gli ultimi fondi messi a bilancio e previsti (8,9 miliardi di euro), è assolutamente paritaria rispetto alle altre nazioni partecipanti. Nella sfera pubblica, il ministro della Difesa Guido Crosetto è stato il più esplicito sostenitore del GCAP e della partnership di difesa con il Regno Unito e il Giappone, mentre l’Aeronautica Militare italiana e l’industria sono pienamente impegnati nel programma e hanno compiuto notevoli sforzi per confermare tale impegno. Come partner paritario, l’Italia è destinata a svolgere un ruolo importante negli sforzi industriali e di ricerca e sviluppo del GCAP, pertanto il Paese è destinato a godere di ritorni industriali maggiori rispetto al programma F-35, che viene prodotto anche nel nostro Paese ma con un livello di ingaggio minore.
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Roma ha spinto molto per ottenere e difendere il suo ruolo di partner paritario con Londra e Tokyo sia in termini di finanziamento che di proprietà del programma, nonostante ci fosse inizialmente la possibilità che il Regno Unito avesse una posizione di leadership. A questo proposito, la firma dell’accordo di joint venture GCAP il 13 dicembre 2024, che conferisce una quota paritaria del 33,3% a Leonardo, BAE Systems e Japan Aircraft Industrial Enhancement, è un segnale positivo per il nostro Paese e per la nostra industria.
Il rapporto dello IAI si sofferma, anche, sugli aspetti industriali. Si afferma infatti che dal punto di vista tecnologico il GCAP rappresenta un insieme di opportunità e sfide significative per le quattro principali aziende che rappresentano l’Italia nel programma: Leonardo come Lead Systems Integrator (LSI) e Avio Aero, ELT Group, MBDA Italia come Lead Sub-Systems Integrators (LSSI).
La filiera produttiva
Oltre ai principali attori industriali, GCAP richiederà uno sforzo concertato che coinvolga tutti gli attori di ricerca e sviluppo e ricerca e tecnologia, tra cui PMI, istituti di ricerca e Università. Questo, come accennato, rappresenterà senza dubbio una sfida significativa per il Paese, principalmente a causa delle difficoltà strutturali nel massimizzare gli investimenti nel settore tecnologico di riferimento e dell’occasionale riluttanza di alcune entità a lavorare su progetti legati alla difesa. Tuttavia, la prospettiva di compiere un significativo passo avanti in termini di competenze e capacità, inclusa la dimensione della sicurezza, più che mai essenziale per lavorare su progetti di questa natura, dovrebbe essere sufficiente a richiedere una mobilitazione industriale complessiva.
L’industria nazionale non ha intrapreso nuovi programmi di aerei da superiorità aerea per decenni, eccezion fatta per l’Eurofighter Typhoon, ma attraverso Leonardo, l’industria italiana ha mantenuto la sua capacità di progettare in modo indipendente aerei militari (si ricorda l’addestratore avanzato M-346 ad esempio). Inoltre, le successive tranche e gli aggiornamenti dell’Eurofighter hanno consentito all’industria italiana di continuare lo sviluppo e l’integrazione dei sistemi di bordo e di effettuare manutenzione e aggiornamenti su piattaforme progettate a livello nazionale.
Per affrontare le sfide tecnologiche poste dal GCAP, il Ministero della Difesa ha lanciato nell’aprile 2023 la GCAP Acceleration Initiative in partnership con il Centro per l’innovazione digitale del Politecnico di Milano, la Federazione delle imprese italiane per l’aerospazio, l’AIAD, Leonardo, Avio Aero, ELT Group e MBDA Italia. L’iniziativa intende accelerare l’innovazione tecnologica coinvolgendo startup, centri di ricerca, aziende e università per elaborare soluzioni correlate al programma.
Un aspetto cruciale della definizione dell’assegnazione del lavoro è l’esperienza precedente e il know-how tecnico e tecnologico che ciascuna delle industrie di prima fascia dei tre partner nazionali è in grado di dimostrare. La partecipazione paritaria di Leonardo alla joint venture GCAP, però, non garantirà di per sé un’equa allocazione della quota di lavoro, né quantitativamente né qualitativamente: il Governo, la difesa e l’industria dovranno continuare a lavorare affinché questo accordo possa estendersi a cascata lungo l’intera filiera produttiva.
Le ricadute in ambito civile
Il rapporto afferma inoltre che il coinvolgimento di Leonardo UK offre l’opportunità di moltiplicare le sinergie con la società madre, ma viene anche sottolineato che l’esperienza maturata dall’industria nazionale nella gestione del FACO (Final Assembly and Check Out) dell’F-35 a Cameri (Novara) sarà fondamentale per lo sviluppo del GCAP, e lo stesso ragionamento si potrebbe fare per il Giappone, sede di un altro FACO.
Le già citate aziende nazionali e i loro predecessori, insieme a un ricco tessuto di fornitori, tra cui PMI e aziende specializzate in tecnologie a duplice uso, hanno costruito un solido portafoglio nel corso di decenni, collaborando ampiamente su piattaforme aeree multinazionali come il Panavia “Tornado” o il “Typhoon” che rappresentano la base di partenza per il loro coinvolgimento nel GCAP. Studi specializzati indicano che fino a 24mila posti di lavoro dipendono dal programma Eurofighter, ad esempio, e la produzione del GCAP assicurerebbe pertanto ritorni anche dal punto di vista della creazione di nuovi posti di lavoro.
Riassumendo, l’industria nazionale, attraverso le maggiori società italiane e multinazionali come Leonardo, Avio, MBDA ed ELT, avrà la possibilità di compiere un notevole balzo in avanti grazie al GCAP proprio per le caratteristiche del programma stesso e del nostro partenariato, con benefici a cascata su tutto l’ecosistema difesa coinvolgendo tutta la filiera industriale associata, l’accademia e gli istituti di ricerca. In buona sostanza, a beneficiarne sarà l’intero Paese perché qualsiasi salto in avanti tecnologico nel settore della difesa comporta una ricaduta generale in termini di innovazioni di uso duale, quindi anche in ambito civile.
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