Wilson Sonsini, gli avvocati specializzati in aziende tech nati nella Silicon Valley


Wilson Sonsini è uno studio legale che nasce nella Silicon Valley e che da sempre si occupa di affiancare aziende tecnologiche nelle loro varie fasi di crescita: relazioni con i venture capital, quotazioni in Borsa, fusioni e acquisizioni, internazionalizzazione. 

Lo studio è stato protagonista dell’evolversi dell’industria tech negli anni e oggi vive nuove sfide e opportunità sia perché dal 2018 è attivo anche in Europa con un ufficio continentale a Londra, sia perché, inevitabilmente lo scenario geopolitico che si è configurato negli ultimi mesi ha rimesso in gioco molto scelte e molti piani strategici a medio e lungo termine. 

Startupbusiness ha incontrato i partner Michael C. Labriola, Lou Lieto e l’associate Diviya Padman (nella foto) a margine di un incontro organizzato dallo studio Portolano Cavallo. 

“Da sempre il nostro studio di concentra su aziende tech – esordisce Lieto -, sia della sfera digitale sia del biotech e lifescience, nella sua storia Wilson Sonsini ha lavorato con aziende come Apple e Google, ha curato le IPO e le operazioni straordinarie di realtà come Netflix, Twitter e Linkedin. Ciò che a noi interessa sono le aziende che fanno innovazione, di solito iniziamo a lavorare con quelle in fase di growth stage e le seguiamo durante tutto il processo di crescita”. 

“Anche il nostro ufficio europeo attivo dal 2018 – dice Labriola che divide il suo tempo tra Londra e Washington DC – adotta un approccio in stile Silicon Valley e aiuta le imprese europee ad avvicinarsi in modo efficiente al mercato USA, il nostro ruolo è quello di accelerare i processi di business per fare sì che le opportunità possano essere colte al meglio”. 

Sono diverse le aziende europee con cui Wilson Sonsini lavora, tra quelle citate dai partner Multiverse, Monzo, Checkout, Satispay, King, Onfido acquisita da Entrust, Emarsys acquisita da SAP: “contiamo oltre mille clienti tra le aziende europee, la maggior parte di loro si affidano a noi per accelerare il processo di espansione in USA anche a livello di interazione con gli investitori. E’ importante sottolineare che noi supportiamo le imprese nel processo di internazionalizzazione, per noi è infatti importante che le imprese europee restino tali perché consideriamo parte della nostra missione quella di fare in modo che tutti gli ecosistemi possano crescere”.

Questa visione che Labriola condivide con Startupbusiness e che rappresenta l’approccio della legal firm in termini di capacità e desiderio di dare supporto alle imprese tech e ai loro ecosistemi proprio come è stato fin dall’inizio e continua a essere partendo dal quartiere generale dello studio legale che ha la sua sede principale a un indirizzo molto vicino all’università di Stanford, assume un significato del tutto nuovo e, se possibile, ancora più importante in questo momento storico ove gli equilibri geopolitici sono in una fase di profondo cambiamento e hanno, inevitabilmente, anche effetti sulle aziende. 

“Credo che la situazione per startup e tech company sta cambiando a seguito dei nuovi equilibri geopolitici, e credo che l’Europa ha oggi una grande opportunità di trarre vantaggio da questa situazione, credo che ciò che sta avvenendo è che l’attuale amministrazione insediata alla Casa Bianca, ha l’obiettivo di cambiare radicalmente il ruolo che il governo ha negli Stati Uniti. Iniziative come quella di togliere o ridurre fondi alle Università e alla ricerca ha, per esempio, oltre che effetti immediati non certo positivi, crea anche dei rischi a lungo termine in relazione nascita di nuove aziende tech e questo è per esempio un fronte ove l’Europa può rilanciare e rafforzarsi, ciò anche grazie al fatto che sempre più il concetto di made in Europe anche quando si tratta di nuove tecnologie sta emergendo e attrae sempre più attenzione, certamente presso consumatori e aziende europee, ma non solo. Questo cambiamento non toglie però che in USA vi è storicamente una maggiore propensione al rischio che resta elemento determinante, mentre in Europa permane in generale un atteggiamento più conservativo, ma nel breve termine se gli USA non comprendono l’importanza di continuare a sviluppare talenti e idee le cose potrebbero farsi complicate e potrebbero anche verificarsi fenomeni di migrazione di cervelli in direzioni che non avevamo mai immaginato prima. E’ fuori dubbio che questo è un momento di forte incertezza ma sono anche persuaso che lo scenario possa cambiare anche repentinamente da un trimestre all’altro, il mercato USA si muove sempre molto velocemente, le regole di base sono diverse rispetto all’Europa, si pensi per esempio alla maggiore facilità di assumere, e anche licenziare persone, o alla già citata propensione al rischio da parte degli investitori, se un trimestre è andato male o è apparso caotico, non è detto che quello successivo segua le medesime dinamiche. Detto questo è un fatto che l’Europa ha oggi una grande opportunità di crescita e consolidamento del suo ruolo, non credo affatto in un possibile tramonto dell’American tech ma gli equilibri si stanno modificando”. 

Una opportunità di crescita che l’Europa può cogliere soprattutto in alcuni settori più che in altri, se è vero che negli ambiti del digitale, dell’intelligenza artificiale, del cloud, una minore dipendenza da aziende di altri Paesi sarebbe auspicabile, così come lo sarebbe anche per l’energia per esempio, è anche vero che l’Europa può fare leva su eccellenze in ambiti come le biotecnologie e la ricerca legata all’energia: “le biotecnologie sono molto forti in Europa, lo abbiamo visto con l’emergenza covid dove proprio aziende europee, sia già grandi, sia startup come Biontech che collaborò con Pfizer per lo sviluppo del vaccino, hanno dimostrato tutta la loro capacità ed efficacia”. Un’altra startup europea molto attiva durante il covid fu CureVac e oggi questa forza del biotech europeo si conferma, per esempio va ricordato che l’azienda europea maggiormente capitalizzata è la danese Novo Nordisk , così come è forte la ricerca sull’energia con eccellenze come Proxima Fusion che è una delle punte di diamante a livello globale della ricerca sulla fusione nucleare. 

“In generale sono le realtà che fanno ricerca e innovazione deeptech che rappresentano il punto di forza in Europa, penso anche al quantum computing, alle batterie di nuova generazione, allo spacetech, e sempre più si vede un coinvolgimento non solo delle istituzioni e del mondo della finanza ma anche delle grandi aziende. Il ruolo dei governi è fondamentale nel sostenere la ricerca e l’innovazione, la stessa Silicon Valley nasce originariamente con fondi pubblici ma serve anche che si crei la chimica perfetta con gli investitori, gli imprenditori, la ricerca. Credo che il momento sia molto interessante, vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi ma va detto che in USA molte attività sono governate a livello locale e quindi bisognerà capire come saranno poi effettivamente impattate dalle decisioni federali, e che il sistema conserva la sua attitudine pro-business, anche i dazi, per esempio, al momento non sono ancora un problema per le industrie tech in quanto tendono a colpire maggiormente settori più tradizionali, ma, in generale storicamente i dazi non hanno mai funzionato, se l’amministrazione Trump dovesse renderli efficaci tanto di cappello, ma non credo che sarà così”. 

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