Il presidente a Napoli sull’accordo con Intesa (40 miliardi al Sud): «Il Mezzogiorno grandissima opportunità, tra il 2019 e il 2023 il Pil è cresciuto del 3,7% contro il 3,2% del Centro e del Nord. Ma serve decontribuzione»
Serve presto grande piano di investimenti «che possa dare una possibilità alle imprese». Ad evidenziarne la necessità è il presidente di Confindustria Emanuele Orsini oggi all’Unione Industriali di Napoli per il rinnovo dell’accordo quadriennale con Intesa Sanpaolo e per parlare di Zes unica. Sollecitato sui risultati dell’ultimo rapporto mondiale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro che ha evidenziato come in Italia i salari reali siano ancora inferiori di 8,7 punti percentuali rispetto ai livelli del 2008, Orsini dice: «Il vero tema è che la produttività è cresciuta per la Spagna e per la Germania del 40% e noi oggi abbiamo bisogno di mettere al centro la produttività e costruire anche un contratto insieme ai sindacati, dobbiamo investire e avere un sistema Paese che aiuti le imprese. Guardiamo alla logistica, serve un grande piano di investimenti. E quando si parla di salari bisogna partire dai salari nel pubblico, perché è troppo facile parlare del salario dell’impresa e dell’industria».
Dazi
Sui dazi invece «siamo preoccupati perché gli Usa per l’Italia rappresentano il secondo mercato di esportazione al mondo, ma l’Europa deve darsi una svegliata – dice Orsini – perché ha ancora capacità negoziale e con gli Stati Uniti deve trattare. Ed eventuali contro-dazi non funzionerebbero. L’Europa può negoziare su gas, Web-Tax e Difesa e non dobbiamo dimenticare che il 52% del nostri prodotti viene esportato in Europa e che ci sono mercati dove possiamo ampliare la nostra presenza, come il Sud-America o il Nord-Africa per cui è attivo il Piano Mattei».
Vittime del lavoro
Soltanto oggi altre tre vittime di morte bianca e «serve fare di tutto perché le morti e gli incidenti sul lavoro vengano eliminati, parliamo di una sconfitta per il mondo dell’impresa. Serve assieme trovarsi velocissimamente attorno a un tavolo con tutti i sindacati – dice il leader di Confindustria – e dobbiamo mettere in atto la prevenzione, non possiamo parlare sempre a fatti accaduti, dobbiamo evitare queste tragedie che falciano soprattutto i giovani. Alle famiglie delle vittime tutta la nostra vicinanza».
«Opportunità Mezzogiorno»
«Credo che oggi il Mezzogiorno sia una grandissima opportunità ma lo dicono i dati, tra il 2019 e il 2023 il Pil del Mezzogiorno è cresciuto del 3,7%, il Pil del Centro e del Nord è cresciuto del 3,2%», dice il presidente di Confindustria. «Anche il sostegno dell’export degli ultimi anni e soprattutto degli ultimi mesi arriva proprio dal Mezzogiorno». Commentando l’accordo con Intesa (200 miliardi per le imprese, 40 nel Mezzogiorno) Orsini spiega che «è la prosecuzione di un lavoro degli anni passati, questo accordo con Intesa siglato qualche mese fa a Milano per 200 miliardi comincia a costruire il suo percorso e la prima tappa è questa di Napoli. Siamo ben contenti di essere a sostegno del Mezzogiorno. Insieme a Intesa siamo per spingere il più possibile gli investimenti perché in un momento come questo abbiamo la necessità di reinvestire, purtroppo dopo 24 mesi di mancata produttività l’unica via è quella di mettere a terra gli investimenti velocemente. Per la Zes vi sono richieste di investimenti per 2,5 miliardi di euro e come Confindustria chiediamo al governo di reintrodurre lo strumento della decontribuzione per le imprese del Mezzogiorno, che aveva dato buoni risultati».
«Riarmo? Non si tocchino i fondi coesione»
«Se dovesse venir meno l’ombrello degli Stati Uniti è anche vero che la nostra Europa deve pensare a una difesa autonoma. Ma per poter fare la difesa autonoma io dico che non possiamo pensare di utilizzare i fondi di coesione per il riarmo». Così sempre il presidente di Confindustria. «Martedì eravamo a Bruxelles e non capivo perché utilizzassero la parola riarmo. Da un certo punto di vista noi abbiamo parlato sempre di difesa, mai di riarmo. Da confindustriale e da uomo di pace mi dico: perché usare la parola riarmo?».
Nucleare
«Il costo dell’energia penalizza le aziende e spiega anche perché molte imprese straniere preferiscono non venire da noi a produrre. Dobbiamo andare verso l’indipendenza energetica e bisogna discutere di nucleare, ma senza fare scelte ideologiche», dice infine Emanuele Orsini che oggi è stato anche al Centro Orafo Tarì di Marcianise all’assemblea di Confindustria Caserta.
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