lo sviluppo sostenibile con energia e mobilità


La provincia di Benevento, secondo il periodico report di fine anno (2024) del ministero delle Imprese e del Made in Italy, è la prima al Sud per numero di start up innovative in rapporto alla popolazione. Se ne contano 93, di cui 48 nel solo territorio del capoluogo: sembrano pochine rispetto ai numeri di molte altre città ma in realtà rappresentano un record per un’area di circa 260mila abitanti come il Sannio. Una start up ogni 2500 abitanti circa, grazie soprattutto alla collaborazione, costante e concreta, dell’Università del Sannio. Meglio in Italia fa solo Milano in questa particolare classifica ed è quanto dire. In Irpinia invece ci sono ben 9 aree di sviluppo industriale, con un peso della manifattura sul Pil totale della provincia superiore al 25% e insediamenti strategici per grandi multinazionali (a Pratola Serra si producono i motori diesel destinati ai veicoli commerciali di tutto il gruppo Stellantis in Europa). In più, con l’avvicinarsi dell’Alta velocità-Capacità ferroviaria Napoli-Bari e il via libera al polo logistico di Grottaminarda le prospettive di nuovi insediamenti industriali aumentano notevolmente (è stato calcolato che da sola una linea AV garantisce una ricaduta ai territori attraversati di almeno un punto in più di Pil).

LA ZES UNICA

E a proposito di investimenti, è ormai evidente che almeno 4 su 10 di quelli autorizzati finora dalla Struttura di missione della Zes unica Sud (oltre 570 per complessivi 10 miliardi) ricadono nelle aree interne del Mezzogiorno. «Un dato di enorme impatto se si considera che questi territori del Mezzogiorno non coprono un’analoga percentuale economica rispetto alla media nazionale» osserva Salvio Capasso, economista di Srm, la Società di studi e ricerche collegata al Gruppo Intesa Sanpaolo.

Forse non è così esagerato parlare di “altra faccia” delle aree interne, specialmente in chiave meridionale, fermo restando che fenomeni come lo spopolamento sono da tempo una ferita per il Paese, e non solo sul piano strettamente demografico. Ad approfondire la conoscenza di questi territori, si scoprono realtà produttive e anche industriali tutt’altro che trascurabili o di scarsa competitività. È il caso, per restare in Campania, della Valle Caudina, tra Sannio ed Irpinia: 300 pmi, alcune delle quali come documentato di recente dal Mattino capaci di occupare spazi di mercato là dove nessuno in teoria avrebbe pensato di cercarli (come l’azienda che produce cassettine di legno pregiato per vini e liquori che si è imposta in Trentino, patria riconosciuta di questo manufatto) dimostrano un dinamismo importante. Specie se si considera che parliamo di zone povere di infrastrutture e dove per ripristinare la ferrovia Benevento-Cancello non ci sono ancora tempi certi.

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LA MOBILITÀ

È proprio il tema della connessione (e non solo sul piano della mobilità) a interrogare il futuro di queste aree. Che, peraltro, si dimostrano ideali anche per percorsi di innovazione energetica che a molti sfuggono e che invece sono del tutto in campo. A Piedimonte Matese, nel Casertano, ad esempio, Eav sta realizzando il più grande impianto al Sud per la produzione, lo stoccaggio e il rifornimento di idrogeno rinnovabile destinato al trasporto ferroviario sulla linea Santa Maria Capua Vetere-Piedimonte Matese, gestita dall’Ente, e per i mezzi su gomma. Una novità assoluta nel panorama delle iniziative di risparmio energetico e di mobilità sostenibile. Un impianto, sottolinea il presidente dell’Eav, Umberto Di Gregorio, che «con l’integrazione con gli impianti fotovoltaici, l’ottimizzazione della gestione energetica e nuovi, possibili ampliamenti è destinato a diventare sempre di più un modello di rifermento per la transizione energetica nel settore dei trasporti».

Naturalmente aree interne rimane sinonimo di qualità e di sviluppo per settori come l’agricoltura e più in generale l’agroindustria, con potenziali margini di crescita enormi come nella bioeconomia su cui stanno puntano molto le Regioni (come la Campania, una delle più vivaci d’Italia). I dati di base confermano che il terreno è …fertile come viene naturale sottolineare se si guarda, ad esempio, al settore vitivinicolo. Benevento, territorio leader nel comparto in Campania (e non solo) con diecimila ettari vitati, 7900 imprenditori attivi nella viticoltura, circa 100 imbottigliatori per oltre un milione di ettolitri di vino prodotto, 3 diverse denominazioni DOP, 1 IGP per oltre 60 diverse tipologie di vino, la dice lunga sul valore del comparto. E non è un caso che da qualche tempo è scattato, a cura del ministero dell’Agricoltura e di Unioncamere, un vero e proprio monitoraggio economico sulle potenzialità delle aree inserite nella strategia nazionale agricola. Dai primi risultati emersi sule 124 aree del Paese censite dal progetto, sono emersi numerosi punti di forza: il 46% delle imprese agroalimentari italiane, ad esempio, è situato nelle aree interne (dove si concentra oltre il 50% della superficie agricola utilizzata Italia), con la maggiore presenza di imprese a conduzione femminile e giovanile (rispettivamente il 25% e il 9,2%) e la maggiore vocazione al biologico. Le aree interne rivestono inoltre un ruolo cruciale per la biodiversità: vi si trova circa il 70% delle superfici boschive nazionali e ci sono grossi margini di crescita per il turismo sostenibile. «Ci sono le condizioni – dice ancora Capasso – per realizzare in queste aree il nuovo concetto di impresa, che non ha necessariamente bisogno per crescere di trovarsi a ridosso o dentro le aree più urbanizzate. Impresa 5.0, o la start up digitale possono benissimo svilupparsi in contesti dove c’è la rete. E lo stesso vale per il peso crescente del bio nelle aziende agricole: si apre una prospettiva che rende quasi automaticamente le aree interne cime le protagoniste del nuovo futuro economico dei territori».





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