Innovazione tecnologica, frammentazione geoeconomica, incertezza economica e transizioni green e demografica: sono questi i principali driver che, secondo “The Future of Jobs Report 2025” del World Economic Forum, trasformeranno maggiormente il mercato del lavoro globale nei prossimi cinque anni, rimodellando sia loccupazione sia le competenze richieste.
Lindagine ha raccolto le opinioni di manager e imprenditori di 1.043 imprese che occupano complessivamente oltre 14,1 milioni di lavoratori in 22 cluster settoriali e 55 Paesi, per la maggior parte dei quali la tecnologia sar� il principale motore del cambiamento soprattutto negli ambiti dellintelligenza artificiale e dei software per lelaborazione delle informazioni, dei robot e dei sistemi autonomi, della produzione, dello stoccaggio e della distribuzione di energia. In particolare, lIA generativa � quella che ha raccolto i maggiori investimenti e registrato la maggiore diffusione; pi� in generale, ladozione di applicazioni di intelligenza artificiale rimane ancora relativamente limitata da parte delle imprese ma il loro utilizzo sta registrando una rapida crescita, pur in maniera disomogenea tra diversi settori con il rischio di accentuare le disparit� tra economie ad alto e basso reddito.
A livello geoeconomico, laumento del costo della vita e il rallentamento della crescita rimangono tra le preoccupazioni principali e ritenute essere rilevanti fattori di trasformazione dal punto di vista delle aziende, a cui si aggiunge lintensificarsi delle tensioni geopolitiche che minacciano il commercio e le supply chain mondiali. Il tutto senza dimenticare gli effetti della transizione verde che, nonostante il complicarsi dei negoziati globali, vede aumentare limpegno da parte delle aziende per ridurre le emissioni e contrastare il cambiamento climatico, spingendo la domanda di lavoro in particolare nel settore delle rinnovabili e dell’economia circolare.�Ultimo aspetto da tenere in considerazione � la variabile demografica, che avr� un impatto diretto sullofferta globale di lavoro per effetto di due trend contrapposti: da una parte, i Paesi ad alto reddito stanno sperimentando un progressivo invecchiamento della popolazione che comporta un incremento degli indici di dipendenza strutturali e la necessit� di sopperire alla mancanza di lavoratori con strategie mirate, ad esempio, a una maggiore automazione; dallaltra, al contrario, quelli a basso reddito registrano un incremento della forza lavoro potendo quindi contare sul dividendo demografico e dovendo impegnarsi nella creazione di nuovi impieghi.
Ma quale sar� quindi limpatto di tali fenomeni sui livelli di occupazione? Lindagine stima una crescita complessiva delloccupazione al 2030 del 7%, pari a 78 milioni di posti di lavoro per effetto della creazione di 170 milioni di nuovi impieghi a fronte della perdita di 92 milioni di quelli attuali. I macro-trend sopra evidenziati concorreranno in maniera differente a tale dinamica: in particolare, gli sviluppi tecnologici saranno alla base delle figure professionali ricercate a pi� rapida crescita in termini percentuali (come ad esempio big data specialist, fintech engineers, AI and machine learning specialists), ma al contempo saranno la causa dei maggiori declini di alcuni impieghi a minor richiesta di competenze qualificate. In aumento anche la domanda di ruoli legati alla sicurezza (security management specialists e information security analyst) complice lacuirsi delle tensioni geopolitiche e dei rischi legati alla cybersecurity, mentre gli sforzi per ridurre le emissioni di carbonio guidano la crescita di professioni come autonomousand electric vehicle specialists e ingegneri ambientali o nel campo delle energie rinnovabili.
Figura 1 – Le professioni che cresceranno e “invecchieranno” pi� rapidamente
Fonte: “The Future of Jobs Report 2025″, World Economic Forum
Nel complesso, ladattamento ai cambiamenti climatici e la transizione verde sono attesi avere un saldo netto positivo di 9 milioni di impieghi, mentre la frammentazione geopolitica dovrebbe avere un effetto positivo netto di 5 milioni di posti di lavoro soprattutto nei settori della logistica, della sicurezza e della strategia, favorendo altres� fenomeni di reshoring.
La tecnologia nei campi della digitalizzazione, dellintelligenza artificiale e della robotica e automazione sar� invece il driver di trasformazione dallimpatto pi� divergente, essendo al tempo stesso forza creatrice e artefice del declino di diverse professioni. Il saldo netto � comunque stimato in +7 milioni di posti di lavoro entro il 2030, con linterazione tra uomo, macchina e algoritmi che sta gi� ridefinendo i ruoli lavorativi in diversi settori. Nel dettaglio, robotica e automazione dovrebbero provocare una perdita netta di 5 milioni di posti di lavoro, influenzando profondamente il modo di lavorare delle persone soprattutto per quanto riguarda mansioni routinarie. Secondo le stime, a oggi il 47% dei compiti lavorativi � svolto principalmente da persone, il 22% dalla tecnologia e il 30% da una combinazione di entrambi. Entro il 2030 tali proporzioni dovrebbero dividersi equamente tra le tre categorie, con un progressivo declino della componente umana a favore della macchina, primariamente per effetto dei progressi sul fronte dellautomazione, seppure con qualche differenza tra diversi settori.
Anche in questottica, � dunque auspicabile che lavanzamento tecnologico avvenga in direzione di una collaborazione uomo-macchina. In altre parole, la tecnologia dovrebbe essere sviluppata in modo da essere complementare piuttosto che sostitutiva del lavoro umano, con la necessit� quindi di percorsi di reskilling e upskilling verso maggiori competenze tecnologiche.
Bruno Bernasconi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
15/4/2025
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link