Carrino (DAC) “Il mio sogno Italia che guidi missione su Marte”


“Il mio sogno nel cassetto è vedere l’Italia guidare una missione scientifica completamente autonoma su Marte: dalla progettazione alla realizzazione, con il contributo diretto dei Distretti Aerospaziali. Small Mission to MarS è un progetto straordinario: per la prima volta, tre grandi distretti italiani – Campania, Sardegna ed Emilia-Romagna – uniscono le forze per realizzare una missione interplanetaria interamente italiana”. Così il prof. Luigi Carrino, Ordinario di Tecnologie e Sistemi di Lavorazione presso l’Università di Napoli Federico II e presidente del Distretto Aerospaziale della Campania, oltre a presentare le attività del distretto, ci spiega anche strategie e visioni per il futuro dell’industria aerospaziale italiana. “È un settore strategico per l’Italia: genera innovazione, export, occupazione qualificata e competitività internazionale. Il governo ha compiuto passi importanti, ma servono politiche più stabili e coordinate, soprattutto sul piano della pianificazione industriale, della semplificazione normativa e del coinvolgimento delle Pmi. Lo spazio non è solo un obiettivo: è una visione collettiva del futuro”.

Luigi Carrino, Ordinario di Tecnologie e Sistemi di Lavorazione presso l’Università di Napoli Federico II e presidente del Distretto Aerospaziale della Campania

Presidente Carrino, ci racconta la storia del Distretto Aerospaziale della Campania (DAC)? C’è qualcosa che lo rende differente dagli altri distretti, come ricerca o progetti?

“Il Distretto Aerospaziale della Campania è nato nel 2012 e oggi rappresenta un modello avanzato di integrazione tra industria, ricerca e innovazione. Con oltre 300 soggetti coinvolti – tra cui 32 grandi imprese, 123 PMI, 15 università e centri di ricerca come CIRA, CNR ed ENEA, e 170 partner – abbiamo costruito un ecosistema unico in Italia, capace di generare valore sia industriale che scientifico. La nostra forza risiede nella sinergia virtuosa tra attori pubblici e privati e nella capacità di affrontare sfide complesse attraverso un approccio collaborativo. In Italia operano 15 Distretti Aerospaziali: alcuni rappresentano filiere complete, sia scientifiche che industriali, altri sono realtà più circoscritte ma con eccellenze di altissimo livello. Il Paese ha bisogno degli uni e degli altri e deve valorizzarli per mantenere una posizione competitiva nella corsa spaziale internazionale. Credo che sia necessario un modello di governance che avvicini maggiormente i territori alla regia centrale del Governo, così da favorire una visione più integrata. Il DAC è radicato in una filiera con una lunga storia e una struttura completa: dall’aeronautica commerciale alla business aviation, dallo spazio ai vettori, dalla manutenzione alla logistica e all’ingegneria. Anche sul piano scientifico, il sistema aerospaziale campano è estremamente solido. I nostri punti di forza sono l’ampiezza del nostro perimetro operativo e l’approccio sistemico ai progetti. Non lavoriamo mai per compartimenti stagni: ogni progetto ha un leader industriale e viene orientato fin da subito verso un’applicazione concreta. Promuoviamo lo sviluppo tecnologico integrato, investendo molto nel capitale umano e nei giovani talenti, che sono al centro della nostra visione strategica”.

Qual è il progetto su cui si sta focalizzando di più il DAC?

“Ci stiamo concentrando su progetti ad alto impatto per la società, come la sicurezza idrogeologica, il contrasto all’inquinamento marino e l’agricoltura di precisione. In ambito spaziale, lavoriamo su nuove soluzioni per l’accesso allo spazio e la permanenza dell’uomo su altri pianeti, come il progetto per la produzione di tessuti nello spazio. Nel settore aeronautico, ci dedichiamo allo sviluppo di tecnologie per la digitalizzazione dei processi – dalla progettazione alla produzione fino all’esercizio dei velivoli – e alle innovazioni di prodotto e di processo necessarie per raggiungere gli obiettivi ESG. Un’area di forte investimento per il DAC è l’Advanced Air Mobility: abbiamo collaborato alla sperimentazione dell’uso dei droni per la sanità e la logistica, e insieme al RINA stiamo per inaugurare una scuola innovativa per piloti di droni. Il nostro progetto di punta è DIVA, un velivolo elettrico a decollo e atterraggio verticale (eVTOL), pensato per la mobilità urbana del futuro. È un “taxi volante” privo di eliche esterne, quindi più sicuro e sostenibile. Potrà essere utilizzato anche per il soccorso e la protezione civile. DIVA rappresenta perfettamente la nostra visione: innovazione ad alto impatto, tecnologie avanzate e sostenibilità. E dietro ogni progetto ci sono giovani ingegneri, ricercatori e startupper. Per questo investiamo molto in loro, anche attraverso iniziative come ESA BIC Campania, un innovativo incubatore per nuove imprese dello spazio. Chiudo citando con orgoglio la nostra adesione all’iniziativa Gender Equality in our DNA, per rafforzare il ruolo delle donne nell’industria aerospaziale”.

Il prof. Cao, presidente del Distretto Aerospaziale della Sardegna, ci ha parlato di un progetto, “Small Mission to Mars”, che stanno sviluppando insieme al vostro distretto e a quello dell’Emilia-Romagna. Nello specifico un vostro partner, la ALI, si sta occupando del sistema di atterraggio sulla superficie dei payload per le attrezzature. Ci racconta come funziona questa tecnologia e se è già stata testata in altre missioni spaziali?

“Small Mission to MarS è un progetto straordinario: per la prima volta, tre grandi distretti italiani – Campania, Sardegna ed Emilia-Romagna – uniscono le forze per realizzare una missione interplanetaria interamente italiana. Il DAC partecipa attraverso ALI – Aerospace Laboratory for Innovative components, storica realtà napoletana riconosciuta a livello internazionale. ALI sta sviluppando il sistema di ammartaggio con una soluzione innovativa che integra aerobrake dispiegabile e parafoil, per assicurare un atterraggio controllato sulla superficie marziana. Questa tecnologia è fondamentale: l’atmosfera di Marte è rarefatta e le condizioni ambientali sono altamente variabili. Il sistema garantirà precisione e sicurezza, grazie a materiali avanzati e algoritmi intelligenti. È una prima assoluta, e segna un’importante evoluzione nelle tecnologie italiane di discesa planetaria. Sul fronte scientifico, collaborano al progetto l’Università di Napoli Federico II e il CIRA”.

Il settore aerospaziale, un’industria che vale circa 3 miliardi di euro, sta vivendo una fase molto importante. Secondo lei il governo si sta muovendo bene o potrebbe fare qualcosa di più? Quale aiuto dalle istituzioni locali?

“Il settore aerospaziale è strategico per l’Italia: genera innovazione, export, occupazione qualificata e competitività internazionale. Il governo ha compiuto passi importanti, ma servono politiche più stabili e coordinate, soprattutto sul piano della pianificazione industriale, della semplificazione normativa e del coinvolgimento delle Pmi. Il DDL Spazio, promosso dal ministro Urso, è un segnale molto positivo: colma un vuoto normativo che rischiava di penalizzare l’Italia proprio mentre la Space Economy cresce rapidamente. Tuttavia, il dibattito si è concentrato troppo sul ruolo di Musk, trascurando i veri nodi: la complessità dell’iter autorizzativo e l’elevata onerosità economica, che rischiano di tagliare fuori PMI e startup. Queste realtà rappresentano oltre due terzi delle imprese del settore in Italia: occorre sostenerle meglio, anche nella formazione delle competenze e nello sviluppo delle filiere. Sul piano locale, la Regione Campania è molto attenta, con diversi bandi per sostenere la ricerca, l’innovazione e il consolidamento delle capacità industriali della filiera regionale dell’aerospazio”.

La Luna rimane sempre il sogno dell’uomo. L’invio di sonde da parte di Cina e India ha riaperto la competizione tra superpotenze. L’Italia può ambire ad avere un astronauta che metta piede sul nostro satellite naturale?

“Assolutamente sì. L’Italia è già protagonista nei grandi programmi internazionali come Artemis della NASA e Lunar Gateway dell’ESA, con un ruolo industriale di rilievo. Siamo tra i pochi Paesi in grado di progettare e costruire moduli abitativi per lo spazio profondo. Un astronauta italiano sulla Luna è un obiettivo realistico, ma servono visione strategica, investimenti mirati e una politica spaziale coerente, che punti anche sulla formazione e sulla selezione di nuovi astronauti. Se continueremo a fare sistema, come nel caso di Small Mission to MarS, il nostro ruolo potrà crescere ulteriormente”.

Il suo sogno nel cassetto per lo spazio?

“Vedere l’Italia guidare una missione scientifica completamente autonoma su Marte: dalla progettazione alla realizzazione, con il contributo diretto dei Distretti Aerospaziali. E trasformare lo spazio in una grande scuola a cielo aperto: un luogo che ispiri i giovani, li formi e li spinga a credere che si può essere protagonisti nei campi più avanzati della scienza e della tecnologia. Lo spazio non è solo un obiettivo: è una visione collettiva del futuro”.

Presidente Carrino, la premier Meloni, nel suo recente incontro alla Casa Bianca con il presidente Donald Trump, ha parlato di un lavoro congiunto tra Italia e Stati Uniti per le missioni su Marte. Small Mission to Mars rientra tra queste? È a conoscenza di altre eventuali missioni verso il pianeta rosso che possono coinvolgere anche il vostro distretto aerospaziale?

“La premier Meloni e il ministro Urso conoscono bene il valore scientifico e tecnologico del progetto Small Mission to MarS, e sono certo che – anche grazie alla sinergia realizzata tra più distretti aerospaziali italiani e all’autorevole sostegno dell’Agenzia Spaziale Italiana – SMS possa essere un candidato autorevole per una futura missione congiunta Italia–Stati Uniti su Marte. Ci sarà molta Campania e molto Sud nelle prossime missioni spaziali su Marte. Il Distretto Aerospaziale della Campania si distingue per l’integrazione virtuosa tra grandi imprese, PMI, startup, università e centri di ricerca, che collaborano attivamente allo sviluppo di soluzioni innovative per l’esplorazione spaziale e la Space Economy. Sul piano scientifico, si distinguono l’esperienza dell’INAF nelle missioni marziane e le capacità uniche del CIRA nei test in condizioni estreme. Sul fronte industriale, alla presenza di grandi player come Telespazio e OHB Italia si affiancano PMI e startup dinamiche, come Space Factory e SAB Aerospace, che portano innovazione, flessibilità e visione progettuale. È proprio questa rete integrata di competenze e collaborazioni che rende il nostro distretto un partner strategico per le future missioni verso Marte”.

 

Silvio Mellara

 



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