Cos’è il “Green Deal” europeo e quali contributi prevede l’Italia per la sostenibilità


Il programma strategico europeo denominato “Green Deal” ha modificato significativamente le strategie europee sul tema della sostenibilità ambientale.

Nonostante le discussioni attualmente in atto, l’Unione Europea resta comunque un punto di riferimento su queste politiche con almeno 1000 miliardi di euro di stanziamenti per il decennio 2021-2030.

Sono pertanto in atto numerose misure a sostegno di investimenti su queste tematiche. Nell’articolo forniamo una panoramica generale sul “Green Deal” e su alcune misure appena lanciate dal MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) in questo ambito: “Autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle PMI” e “Investimenti sostenibili 4.0”

Cos’è il “Green Deal”

Il “Green Deal” è un ambizioso programma strategico, lanciato dalla Commissione Europea nel 2019, che ha l’obiettivo di ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra del 55% e di rendere l’Europa climaticamente neutra entro il 2050.

Si punta a un modello economico circolare e sostenibile per creare industrie e trasporti che non incrementino i livelli di inquinamento. Il programma intende trasformare le sfide climatiche e ambientali in opportunità per rendere la transizione giusta e inclusiva per tutti.

Le principali azioni del programma mirano a:

  • Promuovere le fonti rinnovabili e migliorare l’efficienza energetica, la qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo
  • Incentivare la circolarità attraverso la riparazione, il riutilizzo e il riciclaggio dei prodotti, nonché la riduzione dei rifiuti
  • Promuovere il passaggio a edifici energicamente efficienti
  • Puntare su veicoli elettrici, sostenere una transizione pulita e circolare delle industrie
  • Promuovere l’agricoltura biologica (“Farm-to-fork”), garantire la sicurezza alimentare, preservare e ripristinare la biodiversità e gli ecosistemi

Impatti attesi e stanziamenti disponibili

Il piano sta avendo un impatto importante su diversi elementi economici, ambientali e della società, con un impegno significativo da parte di tutti gli Stati membri, delle imprese e dei cittadini.

Si aprono certamente nuove opportunità di lavoro nei settori “green”, stimolando l’innovazione tecnologica. In questo modo l’EU diviene più competitiva a livello globale nel campo delle tecnologie pulite e dell’economia circolare.

È sicuramene in atto una significativa riduzione delle emissioni di gas serra ponendo l’EU all’avanguardia a livello mondiale. Si sta già assistendo ad un miglioramento della qualità dell’aria e dell’acqua con vantaggi anche sulla salute dei cittadini. Con riferimento ai cambiamenti climatici si punta infine a raggiungere una sempre maggiore resilienza.

Le scelte europee stanno avendo impatto anche sul commercio internazionali dove l’EU intende garantire che i prodotti importati rispettino standard ambientali simili a quelli europei.

Gli stanziamenti previsti per il “Green Deal” Europeo dovrebbero superare i 1000 miliardi di euro nel decennio 2021-2030. Le principali fonti di finanziamento derivano da:

  • Bilancio a lungo termine dell’UE (2021-2027) cheprevede di destinare una quota del 25% a obiettivi climatici e ambientali
  • NextGenerationEU cheindirizza circa il 30% dei contributi alle tematiche “geen”
  • InvestEU chemira a mobilitare circa 279 miliardi di euro in investimenti privati e pubblici nei settori del clima e dell’ambiente

La discussione in atto

Il “Green Deal” Europeo, pur rimanendo un pilastro fondamentale della politica dell’Unione Europea, è attualmente oggetto di discussioni e di potenziali aggiustamenti. A parte il movimento che nega i cambiamenti climatici, diversi altri fattori stanno influenzando questo dibattito.

Il COVID-19, la crisi energetica e le tensioni geopolitiche stanno mettendo in discussione alcune priorità. Si avverte poi una sempre crescente attenzione sugli impatti che il “Green Deal” può avere sulla competitività dell’industria europea (si pensi ad esempio all’industria automobilistica), con problematiche di delocalizzazioni e perdite di posti di lavoro.

Come risposta a queste critiche si sta assistendo ad un passaggio da un approccio puramente regolatorio ed “ideologico” a uno che promuova maggiormente l’innovazione e gli investimenti attraverso un quadro più semplice e favorevole alle imprese.

Alcune modifiche sono anche attese per rispondere alle preoccupazioni degli agricoltori e garantire la sostenibilità del settore alimentare. Viene infine confermato l’obiettivo di neutralità climatica al 2050, ma potrebbero esserci aggiustamenti negli obiettivi intermedi o nei meccanismi per raggiungerli.

Le critiche costruttive possono senz’altro influire in modo positivo sul processo, quello che però non può essere messo in discussione è la strategia globale che porta l’EU ad impegnarsi fortemente nella transizione verso un’economia sostenibile che, attraverso l’innovazione, punti alla circolarità ed all’utilizzo di energia pulita.

I risultati ottenuti

Un recente studio del Centro comune di ricerca della Commissione europea ha valutato i progressi compiuti rispetto ai 154 obiettivi, vincolanti e non vincolanti, del “Green Deal”. Esso mette in luce i progressi raggiunti, ma evidenzia come sia necessario un impegno maggiore in alcune aree per raggiungere gli obiettivi del 2030 e la neutralità climatica entro il 2050.

Lo studio ha rilevato infatti che, a metà del 2024, 32 obiettivi sono “in linea” con i tempi previsti, 64 obiettivi richiedono un’accelerazione per essere raggiunti, 15 obiettivi non stanno progredendo o sono in regressione. Per i 43 obiettivi restanti, invece, non sono attualmente disponibili dati sufficienti per valutarne i progressi ed occorre pertanto predisporre opportuni sistemi di rilevazione.

In generale, si può affermare che le emissioni di gas serra sono in costante diminuzione, con riduzioni sostanziali in settori chiave come l’energia e l’industria. Importanti progressi si sono anche registrati nel riciclaggio, nei processi di produzione sostenibili, nella transizione verso un’economia pulita e circolare.

Le attuali misure del MIMIT

Lo studio citato precedentemente evidenzia tra l’altro come sia richiesto un maggiore sforzo verso le energie rinnovabili per raggiungere l’obiettivo del 42,5% di copertura entro il 2030.

In questa direzione, vanno alcune misure attualmente predisposte dal MIMIT e nello specifico:

  • Autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle PMI

Con una dotazione di 320 milioni di euro, prevede finanziamenti a “fondo perduto” dal 30% al 50% per programmi di investimento da effettuare su unità produttive di PMI.

I programmi devono avere una durata massima di 18 mesi ed essere finalizzati all’autoproduzione e all’autoconsumo di energia elettrica ricavata da impianti solari fotovoltaici o minieolici.

Possono essere effettuati investimenti da un minimo di 30.000 € ad un massimo di un milione di euro per l’acquisto di impianti solari o eolici, sistemi di stoccaggio, tecnologie digitali di gestione.

I progetti vengono valutati “a graduatoria” e devono essere presentati entro il 17 giugno 2025.

  • Investimenti sostenibili 4.0

Con una dotazione di 300 milioni di euro, prevede finanziamenti massimi del 75% (35% a “fondo perduto” e 40% come finanziamento agevolato) per progetti della durata massima di 18 mesi. Supporta la trasformazione tecnologica e digitale, la competitività e la crescita sostenibile di PMI che operano nel settore manifatturiero o che effettuano servizi alle imprese (con specifici codici Ateco).

È rivolto ad aziende che operano nelle regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna). Possono essere effettuati investimenti da un minimo di 750.000 € ad un massimo di 5 milioni di euro per l’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature, opere murarie, programmi informatici e licenze, acquisizione di certificazioni ambientali, consulenze.

I progetti vengono valutati “a sportello” e devono essere presentati a partire dal 20 giugno 2025.

Un’altra misura specifica per l’idrogeno è stata infine lanciata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Con una dotazione di circa 20 milioni di euro, l’avviso è rivolto a imprese e organismi di ricerca, per la realizzazione di progetti di R&S su produzione, stoccaggio, trasporto e trasformazione di idrogeno, celle a combustibile, sistemi intelligenti di gestione delle infrastrutture basate sull’idrogeno. I progetti vengono valutati “a graduatoria” e devono essere presentati entro il 15 maggio 2025.

Scheda sintetica delle misure attualmente disponibili

Le schede sintetiche delle misure sono riportate nella sezione bandi del sito ICTLAB PA e nello specifico agli indirizzi:

Autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle PMI

Investimenti sostenibili 4.0

Ricerca e sviluppo sull’idrogeno



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