di Annamaria Spina
“Resurrezione”: è, in fondo, la parola che meglio incarna la forza invincibile della vita. Non un’idea mistica relegata alla sfera del sacro, ma un principio universale che attraversa silenziosamente ogni dinamica vitale e … si, anche ogni logica economica.
La Pasqua, in questo senso, non è una ricorrenza, è una lente; una visione del mondo in cui l’impresa non è solo produzione, l’investimento non è solo calcolo, il rischio non è solo perdita ma è “rivelazione”, è la possibilità che, anche dentro il fallimento, germogli un futuro inatteso.
In economia, la crisi è spesso considerata un incidente di percorso, una deviazione da correggere, una disfunzione da sanare ma, se osservata da più vicino e più in profondità, la crisi non è semplicemente la fine di qualcosa: “è la soglia di un nuovo inizio”.
Come scriveva Victor Hugo “ciò che conduce e trascina il mondo non sono le macchine, ma le idee” e ogni crisi, prima di essere economica, è una crisi di idee.
Pensiamo alla crisi del 2008, scoppiata nel cuore della finanza mondiale, un colosso sistemico, certo, ma anche un grido: “l’economia aveva smarrito il suo volto umano”. In quegli anni, molte imprese hanno chiuso ma altre, spesso silenziose, radicate in valori solidi, hanno rifondato il proprio modello partendo da una domanda scomoda: a cosa serve davvero ciò che produciamo? Così come le aziende che hanno affrontato la pandemia : alcune sono scomparse, altre hanno resistito, poche sono risorte, le più lungimiranti non si sono limitate a sopravvivere, ma hanno trasformato la crisi in un laboratorio di senso, hanno rivisto le filiere, riscoperto il territorio, ridefinito il tempo del lavoro e lo spazio della fiducia.
La crisi, in fondo, è ciò che costringe l’impresa a guardarsi allo specchio, è il momento in cui i numeri non bastano più e si è chiamati a rispondere a domande radicali : Perché esistiamo? Chi stiamo servendo davvero? Qual è il nostro contributo al mondo che cambia? Non a caso, nella lingua cinese, la parola “ crisi” è composta da due ideogrammi: pericolo e opportunità. È in questa tensione che si gioca il destino di ogni impresa.
Resurrezione, allora, è ben più di una ripartenza, è una trasformazione, è il passaggio da una economia che consuma ad una economia che cura, è l’attimo in cui l’impresa smette di rincorrere il mondo e comincia a generarlo.
Nel cuore della crisi, si trova sempre una verità dormiente, come il seme che, per germogliare, deve prima marcire sotto terra. L’impresa che risorge non è quella che ritorna al punto di partenza, ma quella che scava più a fondo nella propria vocazione, purificandosi dalle scorie della crescita cieca. Ogni imprenditore che si rialza dopo una bancarotta, ogni start-up che fallisce e poi rifiorisce, ogni artigiano che riconverte la sua bottega per rispondere ai nuovi bisogni, è parte di una liturgia economica della resurrezione. Sono loro i veri eroi silenziosi della Pasqua, non coloro che non cadono mai, ma quelli che trasformano la caduta in una nuova forma di bellezza strategica.
La Pasqua è il tempo del silenzio che precede la luce, è l’attesa tra la morte e il risveglio, è lo spazio sacro in cui il tempo si ferma e tutto sembra perduto, prima che qualcosa, all’improvviso, torni a vibrare. In economia, questo tempo è il tempo della sospensione. È quando i mercati rallentano, quando le abitudini si spezzano, quando i cicli si interrompono che nascono le nuove visioni.
Come l’alba dopo la notte, come la primavera dopo l’inverno, la “resurrezione dell’economia” non è mai immediata, richiede pazienza, ascolto, discernimento ma, soprattutto, richiede fiducia nel futuro e il desiderio che ogni gesto lasci un’impronta che vada oltre noi stessi.
Ritengo che, in un’epoca attraversata da transizioni radicali, ecologiche, digitali, sociali, parlare di “Pasqua della Resurrezione dell’Economia” non è una metafora poetica, è una scelta di campo. Significa orientare l’impresa verso un nuovo umanesimo economico, in cui il capitale non è solo finanziario, ma anche relazionale, simbolico, culturale. Significa credere che l’Etica non sia un vincolo, ma un investimento ad altissimo rendimento. Significa preferire il lungo periodo al guadagno immediato, la responsabilità alla prestazione, il bene comune all’interesse miope.
La “resurrezione”, in economia, accade ogni volta che un’impresa sceglie il coraggio invece del cinismo, ogni volta che un giovane innovatore crea futuro, ogni volta che il denaro diventa strumento di equità e non di esclusione.
E allora : “Buona Pasqua Economia”, che sia tempo di rinascita per tutti.
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