MIRANDOLA. L’imprenditore Massimiliano Sciava torna in carcere. Insieme ad altre cinque persone è indagato per avere speculato sull’alluvione di maggio 2023.
L’ultima frode
La frode scoperta, che è stata in parte realizzata mentre Sciava era ai domiciliari in quanto imputato in un altro procedimento penale sempre per reati tributari, avrebbe potuto avere gravissime conseguenze economiche. Infatti, erano stati creati a livello “cartolare” oltre 600 milioni di euro di crediti d’imposta inesistenti da cedere a terzi, che, procedendo alla compensazione, avrebbero comportato un mancato incasso di somme di pari importo per l’Erario. Erano già stati stipulati contratti con circa 40 imprese in tutta Italia per la cessione, a un costo pari alla metà del loro valore nominale, di parte di questi crediti fittizi. Una modalità di questa commercializzazione illecita dei crediti interessava anche l’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile – Regione Emilia Romagna. Il tutto, all’insaputa di quest’ultima che, non appena ha avuto il sospetto di possibili irregolarità, ha effettuato una segnalazione, da cui poi sono partite le indagini della Finanza.
I dettagli
Dopo l’alluvione di maggio 2023 Sciava, servendosi del “Fondo Nazionale per lo Sviluppo Economico” – un ente di diritto privato nonostante la denominazione utilizzata – ha pubblicato un bando nel quale pubblicizzava online che, versando somme su un conto corrente intestato all’Agenzia e su un conto in Irlanda a lui riconducibile, si potevano supportare le opere di ricostruzione e, nel contempo, maturare un credito d’imposta per importi notevolmente superiori. Alcune imprese a livello nazionale hanno aderito al bando per un valore nominale dei crediti acquistati superiore a 1,5 milioni di euro. L’imprenditore mirandolese è considerato promotore e organizzatore. L’attività contestata a lui e agli associati, che si avvaleva di prestanome per le numerose società schermo create nonché di professionisti giuridico-contabili per la predisposizione di consulenze “compiacenti”, consistevano nella compravendita di crediti d’imposta inesistenti. Crediti che venivano generati con artifizi contabili servendosi, sostanzialmente, in modo fraudolento di norme sulle agevolazioni fiscali. Si parla anche di illecita attività di somministrazione di manodopera: nessuna imposta o contributo veniva versato, ma indebitamente compensato con crediti insussistenti.
Le indagini
Il Nucleo di polizia ecomnomico-finanziaria di Modena, sotto la direzione della procura, ha condotto un’articolata indagine: il procedimento penale vede indagate complessivamente 32 persone e coinvolte 18 società. E così nei giorni scorsi i militari del comando provinciale della guardia di finanza di Modena hanno dato esecuzione all’ordinanza di misura cautelare del carcere nei confronti di Sciava e alla misura del sequestro fino alla concorrenza di circa 2,6 milioni di euro nei confronti di 4 società e di lui e altri cinque indagati. Le ipotesi di reato sono associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di indebite compensazioni di crediti inesistenti, riciclaggio, autoriciclaggio, falso in bilancio e abusivismo finanziario. All’esito dell’attività, quindi, sono state sottoposte a sequestro disponibilità finanziarie per oltre 2 milioni di euro, che si aggiungono a un precedente sequestro preventivo, eseguito nell’ambito del medesimo procedimento penale a settembre 2023, di somme e beni immobili per circa 3 milioni di euro.
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