Il documento proposto da tutti i gruppi di centrodestra ha ricevuto 109 voti favorevoli, 69 contrari e quattro astensioni. Ribadito «il sostegno all’Ucraina «per tutto il tempo necessario, fermo restando l’auspicio di una rapida conclusione dei negoziati di pace». Non è citato espressamente il riarmo.
Il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza sugli impegni del governo al Consiglio europeo di giovedì 20 e venerdì 21 marzo. Il documento sottoscritto da tutti i gruppi di centrodestra è stato votato dopo l’intervento di Giorgia Meloni in Aula. Sono stati 109 i sì. Contrari, invece, 69 senatori, con quattro astenuti. Con il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza sono quindi decadute le altre cinque proposte dalle opposizioni. Il documento si articola in 12 punti. Tra gli impegni non c’è espressamente il piano di riarmo dell’Ue, mentre viene ribadito il sostegno all’Ucraina «per tutto il tempo necessario, fermo restando l’auspicio di una rapida conclusione dei negoziati di pace». C’è anche l’impegno del governo a una «politica di difesa che rinforzi le capacità operative degli Stati nazionali europei nel quadro dell’alleanza Nato».
Senato della Repubblica, il mio intervento di replica in seguito alla discussione in Aula. Seguitemi in diretta https://t.co/ZSm6cd8ETz
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) March 18, 2025
Meloni: «Rearm Europe? Valuteremo l’adesione»
Sul tema della difesa, Meloni ha risposto alle polemiche relative al piano Rearm Europe, spiegando che la questione non riguarda solo l’incremento delle spese militari, ma un approccio più ampio: «La necessità della difesa non è solo armi, ci vuole invece un approccio a 360 gradi». La premier ha dichiarato che l’Italia valuterà attentamente la possibilità di aderire, aggiungendo che «i conti sono in ordine ed è un patrimonio che non vogliamo sprecare». Ha anche menzionato la proposta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di utilizzare «garanzie pubbliche europee» per incentivare investimenti privati nella difesa. Ha sottolineato che senza sicurezza «non possiamo difendere le nostre imprese e i nostri confini».
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