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Piano Mattei e Agenda Sud 2030: Napoli al centro della nuova strategia industriale italiana Napoli – Il capoluogo campano è tornato protagonista della riflessione economica e industriale nazionale grazie a due eventi chiave tenutisi il 5 aprile: il convegno “Piano Mattei: progetti, opportunità e strumenti finanziari”, promosso da Unione Industriali Napoli e Confindustria Assafrica & Mediterraneo, e la presentazione del nuovo rapporto SRM nel contesto di Agenda Sud 2030, promosso dalla Fondazione Merita con Cassa Depositi e Prestiti e Intesa Sanpaolo. Due appuntamenti che, sebbene distinti per focus, condividono un orizzonte comune: riposizionare il Mezzogiorno e l’Italia nei nuovi equilibri geo-economici globali. Il Piano Mattei: una leva strategica per l’internazionalizzazione del Sistema Italia Durante il convegno sul Piano Mattei, il viceministro degli Affari Esteri Edmondo Cirielli ha posto l’accento sull’ambizione strategica che guida il nuovo approccio del Governo italiano nei confronti dell’Africa e dei paesi del Mediterraneo allargato. “Vogliamo che il Piano sia un modello virtuoso di partenariato pubblico-privato”, ha dichiarato Cirielli, evidenziando la volontà dell’esecutivo di valorizzare le imprese italiane come soggetti chiave nella cooperazione economica e nello sviluppo sostenibile internazionale. Al centro della discussione: il ruolo degli strumenti finanziari pubblici a supporto dell’internazionalizzazione. Con interventi da parte di Cassa Depositi e Prestiti, SACE, SIMEST e Confindustria, è stato tracciato il perimetro operativo del Piano: credito all’esportazione, garanzie pubbliche, partecipazioni in equity, supporto tecnico e project financing sono alcuni degli strumenti attivati per favorire la presenza delle imprese italiane in Africa. Non si tratta soltanto di aiuto allo sviluppo, ma di una nuova forma di diplomazia economica: creare relazioni paritetiche, che consentano alle imprese italiane di operare in mercati emergenti con maggior sicurezza e visione strategica, in settori chiave come energia, infrastrutture, agroindustria, formazione tecnica e sanità. Il Mezzogiorno cambia passo: produttività, export e investimenti in crescita Nel corso dell’evento Agenda Sud 2030, è stato invece presentato l’11° volume della collana Un Sud che innova e produce, curato dal centro studi SRM (gruppo Intesa Sanpaolo), intitolato: “Il Manifatturiero del Mezzogiorno nell’attuale contesto geoeconomico. Interdipendenze e competitività”. Un rapporto che, numeri alla mano, fotografa un Sud più competitivo e connesso ai mercati globali. Tra i dati più significativi emersi dalla ricerca, spicca il fatto che la bilancia commerciale manifatturiera del Mezzogiorno è positiva: l’export delle imprese del Sud supera l’import, e il rapporto export/import è superiore alla media nazionale. Un segnale di vitalità strutturale, che contraddice stereotipi di marginalità produttiva. Ancora più rilevante è il dato sugli investimenti: negli ultimi cinque anni, gli investimenti delle imprese meridionali nei settori ad alta intensità tecnologica e valore aggiunto (agroalimentare, aerospazio, automotive, moda e farmaceutica) sono cresciuti del 40%, rispetto al +30% registrato a livello nazionale. Non solo: il tessuto produttivo del Mezzogiorno si sta consolidando. Se nel 2014 oltre il 50% del valore aggiunto generato dalle imprese del Sud “migrava” verso il Centro-Nord, oggi 54 euro su 100 restano nel Sud, segno che la filiera meridionale si è rafforzata anche nei processi intermedi e nei servizi collegati. Infine, un dato sorprendente sulla redditività: le aziende meridionali con fatturato superiore ai 10 milioni di euro hanno un Roe (Return on Equity) del 13,1%, contro una media nazionale del 10,1%. In sintesi: il Mezzogiorno non solo cresce, ma genera valore e profitto con maggiore efficienza. Sud e Africa: le due direttrici di una nuova politica industriale estesa Quanto emerso dai due eventi disegna una traiettoria coerente. Da un lato, il Piano Mattei offre alle imprese italiane – soprattutto del Sud – una proiezione verso l’esterno, in un’Africa sempre più centrale nella competizione globale per materie prime, energia e nuovi mercati. Dall’altro, Agenda Sud 2030 dimostra che il Mezzogiorno è pronto a cogliere questa sfida grazie a una struttura produttiva più solida, innovativa e orientata all’export. Il combinato disposto di queste politiche – internazionali e interne – rappresenta una nuova stagione industriale, dove lo Stato assume un ruolo di “regista intelligente” e le imprese sono protagoniste di una visione sistemica. Una strategia che, se ben implementata, potrebbe trasformare la narrazione sul Sud e proiettare l’Italia come attore chiave nei futuri equilibri del Mediterraneo e oltre.

Piano Mattei e Agenda Sud 2030: Napoli al centro della nuova strategia industriale italiana Napoli – Il capoluogo campano è tornato protagonista della riflessione economica e industriale nazionale grazie a due eventi chiave tenutisi il 5 aprile: il convegno “Piano Mattei: progetti, opportunità e strumenti finanziari”, promosso da Unione Industriali Napoli e Confindustria Assafrica & Mediterraneo, e la presentazione del nuovo rapporto SRM nel contesto di Agenda Sud 2030, promosso dalla Fondazione Merita con Cassa Depositi e Prestiti e Intesa Sanpaolo. Due appuntamenti che, sebbene distinti per focus, condividono un orizzonte comune: riposizionare il Mezzogiorno e l’Italia nei nuovi equilibri geo-economici globali. Il Piano Mattei: una leva strategica per l’internazionalizzazione del Sistema Italia Durante il convegno sul Piano Mattei, il viceministro degli Affari Esteri Edmondo Cirielli ha posto l’accento sull’ambizione strategica che guida il nuovo approccio del Governo italiano nei confronti dell’Africa e dei paesi del Mediterraneo allargato. “Vogliamo che il Piano sia un modello virtuoso di partenariato pubblico-privato”, ha dichiarato Cirielli, evidenziando la volontà dell’esecutivo di valorizzare le imprese italiane come soggetti chiave nella cooperazione economica e nello sviluppo sostenibile internazionale. Al centro della discussione: il ruolo degli strumenti finanziari pubblici a supporto dell’internazionalizzazione. Con interventi da parte di Cassa Depositi e Prestiti, SACE, SIMEST e Confindustria, è stato tracciato il perimetro operativo del Piano: credito all’esportazione, garanzie pubbliche, partecipazioni in equity, supporto tecnico e project financing sono alcuni degli strumenti attivati per favorire la presenza delle imprese italiane in Africa. Non si tratta soltanto di aiuto allo sviluppo, ma di una nuova forma di diplomazia economica: creare relazioni paritetiche, che consentano alle imprese italiane di operare in mercati emergenti con maggior sicurezza e visione strategica, in settori chiave come energia, infrastrutture, agroindustria, formazione tecnica e sanità. Il Mezzogiorno cambia passo: produttività, export e investimenti in crescita Nel corso dell’evento Agenda Sud 2030, è stato invece presentato l’11° volume della collana Un Sud che innova e produce, curato dal centro studi SRM (gruppo Intesa Sanpaolo), intitolato: “Il Manifatturiero del Mezzogiorno nell’attuale contesto geoeconomico. Interdipendenze e competitività”. Un rapporto che, numeri alla mano, fotografa un Sud più competitivo e connesso ai mercati globali. Tra i dati più significativi emersi dalla ricerca, spicca il fatto che la bilancia commerciale manifatturiera del Mezzogiorno è positiva: l’export delle imprese del Sud supera l’import, e il rapporto export/import è superiore alla media nazionale. Un segnale di vitalità strutturale, che contraddice stereotipi di marginalità produttiva. Ancora più rilevante è il dato sugli investimenti: negli ultimi cinque anni, gli investimenti delle imprese meridionali nei settori ad alta intensità tecnologica e valore aggiunto (agroalimentare, aerospazio, automotive, moda e farmaceutica) sono cresciuti del 40%, rispetto al +30% registrato a livello nazionale. Non solo: il tessuto produttivo del Mezzogiorno si sta consolidando. Se nel 2014 oltre il 50% del valore aggiunto generato dalle imprese del Sud “migrava” verso il Centro-Nord, oggi 54 euro su 100 restano nel Sud, segno che la filiera meridionale si è rafforzata anche nei processi intermedi e nei servizi collegati. Infine, un dato sorprendente sulla redditività: le aziende meridionali con fatturato superiore ai 10 milioni di euro hanno un Roe (Return on Equity) del 13,1%, contro una media nazionale del 10,1%. In sintesi: il Mezzogiorno non solo cresce, ma genera valore e profitto con maggiore efficienza. Sud e Africa: le due direttrici di una nuova politica industriale estesa Quanto emerso dai due eventi disegna una traiettoria coerente. Da un lato, il Piano Mattei offre alle imprese italiane – soprattutto del Sud – una proiezione verso l’esterno, in un’Africa sempre più centrale nella competizione globale per materie prime, energia e nuovi mercati. Dall’altro, Agenda Sud 2030 dimostra che il Mezzogiorno è pronto a cogliere questa sfida grazie a una struttura produttiva più solida, innovativa e orientata all’export. Il combinato disposto di queste politiche – internazionali e interne – rappresenta una nuova stagione industriale, dove lo Stato assume un ruolo di “regista intelligente” e le imprese sono protagoniste di una visione sistemica. Una strategia che, se ben implementata, potrebbe trasformare la narrazione sul Sud e proiettare l’Italia come attore chiave nei futuri equilibri del Mediterraneo e oltre.

Il capoluogo campano è tornato protagonista della riflessione economica e industriale nazionale grazie a due eventi chiave tenutisi il 5 aprile: il convegno “Piano Mattei: progetti, opportunità e strumenti finanziari”,…